

Torniamo a parlare di architettura su questo blog…vorrei esprimere un parere riguardo un progetto realizzato alcuni anni fa da un emerito professore dell’Università di Roma 3, nell’ambito di un concorso ad inviti bandito dal Comune di Roma per la realizzazione di un ponte pedonale di fronte alla fermata della metro B Colosseo, in Via degli Annibaldi, sul prolungamento della strada che da S. Pietro in Vincoli scende verso il Colosseo.
Ancora una volta vorrei cogliere l’occasione per un confronto con l’architettura olandese, che è sempre più semplice, ma mai banale e scontata. Ho ricevuto a casa mia, in olanda, appunto, come membro della comunità, e non come architetto, in grado di entrare nel merito, un opuscolo sui lavori di riordino di una strada, collegati alla realizzazione di un sovrappasso pedonale sulla Spaarne, il canale che costeggia il centro storico della cittadina di Haarlem. Si tratta, anche questa volta, di due approcci diversi dell’Architettura contemporanea alla città consolidata: nell’un caso con le rive del canale, nell’altro con i muraglioni che già nell’ottocento “affettarono” la suburra, creando un collegamento visuale tra Via Nazionale ed il Colosseo, passando da Via Cavour.
Il primo approccio, volutamente semplice, rende manifesta la struttura del ponte, realizzata con una travatura reticolare costituita da un’unica campata che mantiene il sovrappasso pedonale, mentre nel secondo caso la sezione dell’impalcato presenta una caratteristica forma a “C” che deriva dalla sensibilità dei progettisti e si riesce proprio per questo a mimetizzare con il contesto così impegnativo, grazie anche ad un impiego di materiali nuovi. Nulla da eccepire sulla qualità del progetto, dunque. La mia attenzione voleva soffermarsi invece sull’accostamento delle due opere alla città costruita: nel caso del ponte infatti l’attacco alla riva è perfettamente risolto con un cordolo in cemento armato che accoglie i piloni a cui è collegata la trave principale, senza sconvolgimenti di sorta, mentre a Roma non c’è nessuna relazione tra il camminamento pedonale ed i contrafforti, che sono brutalmente “affettati” per raggiungere il piano della quota stradale.
Ecco, intravedo in questa diversa attenzione al contesto un atro punto in favore dell’Architettura olandese, che sebbene sia meno eclatante, riesce nella sua semplicità ad essere sempre rispettosa del contesto in cui si inserisce, semplice ma mai banale, funzionale ma al tempo stesso esteticamente gradevole. L’inserimento del ponte pedonale ai Raaks sembra essere studiato apposta, come se quel ponte ci fosse sempre stato, mentre a Roma, ripeto, nonostante la differente qualità dell’intervento, si nota subito la forzatura. Perché avviene tutto questo? Semplice: qualità=danaro.
In Olanda ai soldi stanno molto attenti…
Ma qui il valore delle opere realizzate non si vede solo dai soldi spesi, e questa è una dimostrazione che la buona architettura si può fare anche con un budget limitato!
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