woensdag 16 maart 2011

Lavorare, lavorare, lavorare…

L’altra sera sono stato all’Italian Cineclub con Pietro, e ad attrarre la mia attenzione sono stati i lavori sulla statale N208, la strada che collega Haarlem a Lisse, proseguendo poi per Den Haag: ovunque operai che sistemano le strade; ovunque lavori di ammodernamento; ovunque nuovi ponti e nuovi svincoli… Verso il cinema abbiamo trovato traffico: ebbene si, il traffico esiste anche in Olanda! In un’altra occasione dicevo che il traffico lo fanno i semafori, ma non è proprio così: non sono solo i semafori a rallentare le auto: spesso sono i lavori presenti un po’ dappertutto che formano le code, e poi che volete, il venerdì sera il traffico c’è pure ad Amsterdam. Bene
La mia impressione quindi è vera: gli olandesi si godono la vita! I ristoranti sono sempre pieni, ad una certa ora i bar non riescono più a contenere gli avventori; appena esce il sole i canali si riempiono di barconi in festa, pieni di giovani che cantano e ballano, le cappotte delle macchine si aprono, la gente si spoglia e tutti godono della bella stagione. Da quando sono qui ho conosciuto diversi olandesi, che mi hanno raccontato la loro esperienza di vita, descrivendo viaggi intorno al mondo ed in luoghi esotici...Mi sono sempre chiesto come fanno, e la risposta che mi sono sempre dato è che lavorano. Eppure in Italia si lavora molto di più: qui son già diversi anni che vige la settimana corta: stesso stipendio (una cameriera prende € 12,50/ora) per 32 ore, cioè 4 giorni a settimana: quindi l’organizzazione aiuta a trovare nuovi equilibri! Bene
Tornando ai lavori, sono giunto alla conclusione che parte della ricchezza dell’Olanda risieda nel settore delle costruzioni: strade, ponti, canali, edifici, città. Proprio per questo in Olanda si demolisce e si ricostruisce, cosa che in Italia non si fa per partito preso. Leggevo proprio ieri un articolo di Gambardella apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno, in cui l’Architetto denunciava la politica dei condoni, secondo lui radicata nel meridione, talmente intrisa nella cultura dominante da produrre sempre e comunque un emorme spreco di risorse, risorse che spesso vanno a rimpinguare le sguarnite casse dello Stato, senza peraltro produrre ricchezza, cioè in particolare senza finanziare le necessarie opere di urbanizzazione. Gambardella auspicava nell’articolo un’inversione di tendenza, con l’introduzione di premi all’innovazione e sgravi fiscali per chi si metteva al passo con il progresso. In Olanda tutto questo già c’è: il progresso viene utilizzato come proiezione verso il futuro; come spendere meno per poter ottenere di più, fondamentalmente quindi risparmiare. Il settore delle costruzioni è in crisi, è vero, eppure è stato costruito recentemente il complesso dei Raaks ad Haarlem, od il complesso Maria Stichting, inaugurato l’anno scorso da Faro Architecten e già quasi completamente abitato; e poi la stecca di edifici vicino alla stazione di Heemstede, o le case vicno al supermercato di Bennebroek...Proprio ieri notavo con mio grande stupore un altro complesso di abitazioni vicino alla biblioteca di Hillegom, quasi terminato, e tuttavia molte delle case esistenti sono in vendita, segno dunque che la crisi c’è! E’ pur vero che qui in Olanda si fa presto a costruire: basta sottrarre un po’ di terra al mare, urbanizzare, realizzare le opere di urbanizzazione prima che le abitazioni siano completate, premiare chi installa pannelli solari o finanziare chi privilegia gli spazi comuni in relazione all’età (CPO+), come noi di Home Made ed il gioco è fatto! Bene
Ieri alla radio, in Goede morgen Nederland, su Radio 1, si parlava della crisi in Libia, e la risposta entusiasta di un giornalista a cui veniva chiesto cosa ne pensasse della situazione di quei poveri africani, anche in relazione all’aumento del prezzo del petrolio, e quindi della benzina, era che in cambio di un po’ di libertà per il popolo libico era giusto che tutti pagassimo un pò di più il carburante. Libertà=progresso è il collegamento che subito mi è venuto in mente, e per questo cito il paragone, che si potrebbe anche accostare a denaro=investimento=risparmio, cioè quanto più denaro fai girare, tanto più denaro ricavi, tanto più ne puoi mettere da parte. Bene
Premesso che qui tutto funziona, è logico che l’investimento produce ricchezza, la ricerca viene premiata, si sperimentano nuovi materiali, il denaro gira, ed allora mi sembra giusto che si demolisca per ricostruire; mi sembra altrettanto giusto che quelle opere che un valore lo hanno (e poi capiremo quale valore) vengano ristrutturate. Sto pensando per esempio al Palazzo Reale od al Rijksmuseum, od all’Hermitage; e questo avalla la mia teoria che una delle risorse principali di questo Paese sta proprio nelle costruzioni: demolire per ricostruire, si, ma anche ristrutturare per ammodernare, rifunzionalizzare per accrescere le capacità ricettive…comunque sempre investire, e qui sta la differenza: sempre e comunque investire! Bene
Ed allora è avallata anche l’altra teoria, quella per cui alcuni edifici sono costruiti in maniera semplice ed economica perché tanto comunque vanno demoliti: in questi casi prevale la funzionalità, più che l’estetica. Ma allora è meglio una città funzionale o esteticamente bella? E come si fa a determinare che cosa è bello e che cosa no? E in tutto questo che ruolo gioca la storia? Tutte domande a cui non c’è una risposta univoca, e che bisogna risolvere caso per caso. Il problema allora è a monte, non più attribuibile ad una persona o ad un gruppo pollitico: Vendola dice che per tornare ad appassionarsi di politica bisognerebbe eliminare il berlusconismo, ma io penso che bisognerebbe fare di più. Bisognerebbe avviare un processo che raccogliesse tutte le energie migliori del Paese, come in parte sta facendo Grillo un po’ in tutta Italia, fino a riformare lo Stato premiando chi fa del progresso la sua bandiera, partendo dal basso, ed eliminando man mano le mele marce, perché è solo attraverso il progresso, come dice l’Architetto Gambardella, che si può uscire dalla crisi.

Geen opmerkingen: